Mi ricordo che da piccolina adoravo Mon Cicci. Ne avevo uno piccolino marrone e uno un po’ più grande, molto simile a quello bianco nella foto, solo che il primo era il mio preferito. Erano assolutamente adorabili e per un certo periodo queste bambole/scimmia fecero furore tra i bambini, tanto che vennero in seguito realizzati ben tre cartoni animati, due giapponesi e uno americano. Per quanto riguarda la grafia del nome, quello originale dovrebbe essere Monchihichi, in inglese diventa Monchhichi, mentre in italiano se parliamo delle bambole, dobbiamo utilizzare la versione Mon Cicci, mentre se parliamo del cartone animato, allora dobbiamo scrivere Monciccì.

Storia di Mon Cicci: dalla bambola al cartone animato

I Mon Cicci sono una linea di bambole creata dalla Sekiguchi Corporation: sono dunque di origine giapponese. Questi pupazzi vennero realizzati da Koichi Sekiguchi il 25 gennaio 1974: il suo autore ha sempre dichiarato di averli creati per far nascere un senso di rispetto e di protezione verso i bambini giapponesi. Inutile dire che in Giappone la serie ebbe un grande successo, il quale venne ulteriormente aumentato quanto nel 1980 fece la sua comparsa la prima serie televisiva.

Nel 1975 Mon Cicci comincia ad essere esportato in Australia e nella Repubblica Federale Tedesca, salvo poi espandersi negli anni successivi in tutta l’Europa, anche se a dire il vero il nome venne cambiato a seconda del paese di destinazione: in Italia divenne Mon Cicci, in Inghilterra Chicaboo, in Francia Kiki e in Spagna Virkiki. Nel 1979 le bambole arrivano finalmente negli Stati Uniti e la Mattel decise di acquisirne i diritti sia per le bambole che per la serie televisiva, modificando a sua volta il nome in Monchhichis.

Tecnicamente la Mattel produce ancora nuove linee delle bambole Mon Cicci per il Giappone. Vengono sempre venduti come gemelli, una femmina chiamata Mon Ciccì o Monchicchi-kun in giapponese e un maschio Mon Cicciò o Monchicchi-chan. Per le femmine, si trovano o con il viso sorridente o imbronciato. In origine nel 1974 i Mon Cicci venivano venduti senza vestiti, ma dal 1976 nacque la Boutique Monchicchi e oggi tutti vengono venduti con abiti differenti.

Altra particolarità delle bambole è che fino al 1985 vennero vendute con gli occhi azzurri, dopo di che si passò agli occhi castani, tranne i Mon Cicci del 2000 di Sekiguchi, realizzati per essere una versione commemorativa degli originali e quindi venduti senza vestiti e con gli occhi chiari.

Per quanto riguarda i cartoni animati, il titolo originale della prima serie giapponese del 1980 è Futago no Monchicchi: era formata da 130 episodi di 6 minuti ciascuno. In Italia questa serie è stata intitolata Monciccì e ha avuto due doppiaggi: la prima aveva la sigla di Cristina D’Avena, mentre la seconda proponeva la sigla originale dell’anime. Dopo la prima serie giapponese, ecco che arriva nel 1983 la serie americana creata da Hanna-Barbera intitolata Monchhichis (sempre Monciccì in Italia): questa serie non ebbe molto successo e si compone di 13 episodi da 24 minuti ciascuno. La trama segue le vicende dei Monciccì, creature che assomigliano alle scimmie e che vivono nella foresta di Monchia, sulla cima di alberi altissimi che svettano sopra le nuvole. Il capo del villaggio è il mago Wizzar, capace di intessere incantesimi e creare pozioni per combattere il malvagio Gruplions di Grumplor. Nel 2005 arriva una seconda serie giapponese, però questa volta si tratta di un ningyou anime, ovvero pupazzi animati. Composta da 26 episodi, si intitola Monchicchi.

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ultimo aggiornamento: 02-06-2014