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“Me name Toya”. Per chi conosce l’inglese, riconosce subito che si tratta di slang, di un dialetto. Ed è proprio una forma dialettale la lingua che parla Toya, la prima bambola parlante che si esprime in Patois (si legge patwa) giamaicano.

Toya è stata inventata da un’insegnante inglese – ma di origini giamaicane – per aiutare i figli degli immigrati a migliorare la propria autostima e per far conoscere la cultura caraibica ai più piccoli, senza vergognarsi di appartenere ad un’altra cultura.

L’ideatrice è Saffron Jackson, mamma e insegnante 38enne; Toya ha la pelle scura, i capelli stile afro e soprattutto si esprime e racconta storie del suo paese, la Giamaica, nella lingua del posto, una lingua creola a base di inglese con influenze dell’Africa occidentale.

La bambola è stata lanciata dalla Zuree,  brand londinese; l’idea è nata dopo che Saffron si è trasferita a Londra 15 anni fa e con una bambina di un anno ora a deciso di trasmetterle la sua cultura e le sue radici tramite il modo più semplice ed efficace: il gioco. Così ha creato questa bambola, da lei stessa disegnata ed ha subito avuto molto successo, sia per la carenza di diversità nel settore delle bambole ma anche per il fascino della sua terra e della sua gente, da Usain Bolt a  Bob Marley. “Con Toya Voglio mostrare alle bambine che, indipendentemente dal loro colore della pelle, sono belle”.  Abolire le barriere e promuovere all’uguaglianza, anche attraverso una bambola. Si può fare.

Credits | Instagram

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ultimo aggiornamento: 17-01-2017